giovedì 29 marzo 2012

Eclettismo bocconiano

Credo di non essere l'unica ad averlo notato.
Ultimamente tutti hanno voglia di far tutto.
C'è chi crea associazioni, chi pensa a grandi idee imprenditoriali, chi vuol fare l'esperienza dell'Exchange, chi quella dello stage aziendale, chi si dedica alle sit-com, chi invece vorrebbe sfondare nel mondo dell'intrattenimento e chi crea social network per il mondo del lavoro.

La domanda mi sorge spontanea.
Ma il tempo dove lo trovate?
No, davvero. Ci tengo particolarmente a saperlo!
Perché io al massimo riesco a sopravvivere ad una giornata di studio mentre voi riuscite a fare questo e dell'altro ottenendo anche fantastici risultati?

Qui le cose sono tre: sono limitata io, voi siete dei geni oppure le vostre giornate durano 48 ore contro le mie scarsissime 24.

È sicuramente bello e stimolante essere circondata da gente intelligente, che sappia il fatto suo, che sappia tenere una conversazione, però è anche tanto deprimente.
Vi vedo, non sono cieca.
Sempre con l'affanno, con la fissazione di fare "tutto in tempo, magari anche prima", il che è giusto, meritevole, vi stringerei la mano uno ad uno nel caso riusciste nel vostro intento.
Però ogni tanto fermatevi, guardatevi allo specchio.

Per quanto il cambiamento, in ogni sua forma sia qualcosa di affascinante cercate di fermare questo processo di continua corsa e fate una prova.
Prendete una foto che risalga ai tempi del liceo ed una odierna.
Noti niente? Io dico di sì.

Poi se davvero non noti alcun cambiamento allora ti chiedo un piccolo favore.
Ti chiedo di smetterla, insomma smettetela tutti quanti di darvi le pacche sulle spalle da soli.
Sì, sì siete "grandi", dei "miti", nessuno è "meglio" di voi, ma ora basta, tanto lo sanno tutti che l'exchange è una vacanza che si finge qualcos'altro, gli stage aziendali fanno solo curriculum perché al massimo imparerete ad usare la macchina fotocopiatrice, le associazioni che create hanno una esigua probabilità di poter avere dei clienti prestigiosi e le vostre grandi idee imprenditoriali le ha già pensate qualcun altro - che le avrà certamente messe in pratica.

Non si può essere tutti geni e le cose non si fanno solo perché le fanno gli altri.
Il genio è proprio chi si distingue dalla massa, ma se tutti fate le stesse cose finisce che il genio divento io e questa cosa sicuramente non vi farebbe piacere.

Ma tanto che ve lo dico a fare, al massimo penserete che sto "rosicando".

mercoledì 28 marzo 2012

La valvola di sfogo

Periodo critico, periodo no.
Ogni volta che ne passa uno finisce improvvisamente nel dimenticatoio; e così è ancor più difficile accettarne un altro.


Gli esami.
Ogni volta quasi impossibili e ti maledici per aver optato per i parziali, perché si sa che il primo appello generale è una "cazzata" (ma poi in verità solo in pochi hanno il coraggio di farlo davvero).
Non esci, sai che fuori la vita continua ma è come se il mondo si fermasse, insomma che ci sarà di tanto importante da fare in giro se io non ci sono? Se tutti sono in casa a studiare?


E non c'è nulla che ti allieta, la Tv offre ben poco, Megavideo (non che noi studenti l'abbiamo mai usato eh!) ormai è fuori uso, ci è rimasto Youtube con la sua scarsa collezione di film caricati per le gravi esigenze.
Il tempo sta cambiando, arriva il primo caldo, che so già diventerà insopportabile proprio il giorno in cui avrò la prima lezione della seconda parte di questo semestre, come so già che il climatizzatore del Velodromo non sarà azionato e saremo costretti a soffrire dal caldo e dalla pena.


Ci sono momenti in queste giornate in cui divento davvero irascibile e neanche a farlo apposta proprio in quel preciso istante il mondo vuole entrare in contatto con me. I miei genitori, che sento al massimo tre volte alla settimana, decidono di chiamarmi, i miei amici iniziano a scrivermi incessantemente su WhatsApp facendo suonare ripetutamente l'iPhone - che ha rischiato svariate volte di prendere il volo in questi giorni -, l'inquilina del piano di sopra pensa bene di spostare qualsiasi mobile si trovi davanti - a volte credo si diverti pure - ed i bambini del condominio urlano nel cortile mentre giocano.
A quel punto, dopo aver perso completamente la concentrazione mi abbandono e vado su Facebook ma lì...la mia ira esplode!
Tutti i miei contatti di Facebook che credevo fossero nelle mie stesse condizioni si coalizzano e mi mettono alla prova. Qualcuno è al parco, altri in viaggio, altri ancora sono andati a far serata quella notte ed altri ancora decidono di farmi perdere le staffe scrivendo robe tipo "Oggi non mi va di studiare", "Fanculo i libri", "Non c'è niente di meglio della Tv dopo pranzo!".


In questi casi faccio un bel respiro profondo, chiudo quel dannatissimo social network che mi ha rovinato l'esistenza e penso a mantenere il controllo in quel momento e nel momento certamente futuro in cui le stesse persone mi diranno di aver preso 30 a praticamente tutti gli esami, mentre io...lasciamo perdere!


Non c'è valvola di sfogo che tenga in questo periodo, ma meno male che siam tutti sulla stessa barca!

martedì 27 marzo 2012

Quell' "io" che conta

Pablo Neruda diceva
"Toglimi il pane, se vuoi,
toglimi l'aria, ma
non togliermi il tuo sorriso."



Ho cercato citazioni migliori, poesie più belle, canzoni adatte ma nessuna è tanto bella quanto straziante come il tuo pensiero.
Dicono che è meglio non provare alcun sentimento, lo credevo anche io.
Meglio non legarsi, piuttosto "seduci, sfrutta e abbandona" è paradossalmente meglio di un legame.
Nessuna frustrazione, alcun incubo, via il male, via il dolore, via tutto, prendi solo il meglio e continua il tuo cammino.
Certe cose però non si scelgono, ti assalgono, s'impossessano di te, t'aggrediscono alle spalle senza darti il tempo di difenderti, di riflettere, di capire.


Avevo delle certezze prima, come quella che il bocconiano medio non s'innamora, impara quel che serve per vivere da Re e va via silenziosamente, non lascia spazio all'immaginazione, è tutto casa-aule-biblioteca, nessun sentimento, nessuna emozione, solo formule e matrici.
Mi son dovuta ricredere o sarà la primavera.


Non volevo essere inferiore, non volevo omologarmi, nessun status, solo io.
Quell' "io" che ora quasi appassisce.

lunedì 19 marzo 2012

In biblio non c'è posto

Saranno due settimane ormai che in biblioteca non c'è mai posto.
Il termine ultimo si avvicina, l'aria ha il profumo dell'ansia, gli sguardi sono frettolosi, le ombre veloci, non c'è tempo per chiacchierare ma solo per passarsi l'ansia.

Amo la mia Università, con tutto il mio cuore, ma in questi periodi non c'è forma di vita che tollero.
Ho la costante sensazione che la gente intorno a me voglia mettermi lo sgambetto, spingermi giù per il burrone, farmi attraversare con il rosso...insomma diciamo che più sto alla larga dai bocconiani ultimamente e meglio è.

C'è questa strana forma di competizione nella mia Università che proprio non capisco, come se stessimo correndo tutti dietro quell'ultimo posto di lavoro. Ma insomma, magari ho interessi diversi dai vostri che già sognate la Morgan Stanley, magari ho aspirazioni differenti nella vita, magari io una vita ce l'ho!

Questa frenetica corsa ai posti della biblioteca non la sopporto primo perché mi fa capire che gli esami sono vicini e che quindi devo darmi una mossa e secondo perché non mi pare giusto che nelle ore di buco io non debba avere un posto per studiare almeno un'oretta.

E comunque ora devo andare se no domani, quando l'ennesimo bocconiano mi chiederà a che pagina sono arrivata, non potrò rispondergli "fatti i cazzi tuoi!" con alcun senso di colpa.

martedì 13 marzo 2012

I want some more

Volere di più.
Tutti vorremmo di più da qualsiasi cosa se solo potessimo.
Alcune volte ci accontentiamo di quel che abbiamo altre volte no, usciamo i denti, mordiamo fino a far male, insistiamo fino all'autodistruzione.
Oliver Twist disse
"Please, sir, I want some more."
 e tutti ben sappiamo che vitaccia ha poi fatto quel ragazzino.


Volerne di più, volerne sempre di più.
Come si fa a capire quando ci è permesso chiedere e quando proprio dovremmo girare a largo? Non c'è alcun modo per capirlo prima così da evitare situazioni imbarazzanti, delusioni e lacrime da coccodrillo?


Se c'è una cosa che odio è sbagliare nel leggere i segnali, quei segnali che ti fanno, o almeno dovrebbero farti capire che puoi, che se ci provi allora sarà tuo, quel che desideri sarà esclusivamente tuo.
Un'altra cosa che non sopporto è la gente che neanche si sforza nel leggerli quei segnali, va lì e ci prova ugualmente con la scusa che "è il cuore che comanda".


Mettiamoci bene in testa che il cuore è un muscolo e che quando pensate di essere innamorati è il cervello che gestisce il tutto, la parte razionale del vostro cervello si fa sopraffare da quella irrazionale, creativa, sensibile e sentimentale.
Non voglio sminuire il concetto di "amore", per carità. È solo che non sopporto quando mi vien detto "l'ho fatto col cuore!", vorrei ogni volta urlare "non puoi aver fatto qualcosa con un muscolo che pompa il sangue nel tuo corpo! Al massimo l'hai fatto con la parte destra del tuo cervello, AL MASSIMO!"


Sono stata anche io innamorata e proprio per questo insisto su quest'argomentazione.
È il cervello che controlla ed è sempre lui che paga il prezzo più alto.
Il cuore? Semplicemente fa un po' di fatica in più, batte più velocemente, altre volte rallenta, insomma sì è un po' messo alla prova ma non possiamo dare a lui tutti i meriti o le colpe delle nostre azioni.
"Date a Cesare quello che è di cesare e a Dio quello che è di Dio."


Non sono una grade fan del "principe di Betlemme" ma ci sono delle citazioni nella Bibbia sublimi e non sono l'unica a pensarlo.
Insomma in "Pulp Fiction"? Ezechiele 25:17, sì magari un po' più hollywoodiano però pur sempre da lì è stato ispirato!


Ora che ho completamente cambiato argomento e non sono più capace di ritornare al principio
"A me non resta altro che sparire, fare un bell'inchino e poi svanire."


sabato 10 marzo 2012

Quando l'ignoranza la fa da padrona

Oggi mi sono vergognata.
Mi sono vergognata come donna, studentessa e bocconiana.
Mi sono vergognata perché mi sono imbattuta nella visione di un video che mi ha lasciata senza parole.
Questo.
"Quando Monti andrà in galera. Prima o poi ci renderemo conto tutti quanti che quello che sta facendo...tutti in galera."
Qui forse potrei anche concludere questo nuovo post, ma è più forte di me.


Oltrepassando la sconclusionatezza di questa frase, estratto di questa eccelsa intervista, io mi vergogno per lei e mi rammarico per l'immagine della mia Università, lesa da una donna spicciola, che ben poco sa e ancor meno vuol conoscere.
Non posso davvero credere che una laureata in Economia e Finanza possa affermare idiozie simili.
Ma i libri li hai studiati al contrario, li hai sfogliati per hobby o hai fatto finta di saper leggere fino a ieri?


Volgarità a parte, questa è la prova che "l'ignoranza la fa da padrona", forse non sempre ma molto spesso.
I casi sono due:
- è davvero così stupida come dimostra di essere;
- finge di essere stupida perché pensa che bellezza ed intelligenza non piaccia alla massa.


Ma come si può studiare per anni per poi fingere di esser stupidi?
Mi riesce davvero difficile crederci.
E come si fa a dare credibilità ad una persona che diffonde simili stupidità?
Con che merito?


Domani voglio svegliarmi e trovare un mondo migliore là fuori, anche per questo motivo.

giovedì 8 marzo 2012

Esser Donna

8 marzo.
Essendo donna dovrebbe essere il mio giorno ma non ci ho mai creduto.
Non perché non rispetti quello che questo giorno rappresenta, anche perché credo di essere una delle poche donne in questo Paese che in questo giorno non è mai andata a vedere uno spogliarellista, ma perché nessuno ormai più lo fa o forse non l'ha mai fatto.


Come si può parlare di festa della donna in questo mondo quando esistono ancora le mutilazioni genitali?
Come si può anche solo pensare di essere arrivati alla parità dei sessi se una donna viene ancora etichettata come "troia" solo perché si concede senza troppe avances, come del resto ogni uomo ordinariamente fa?
Come si fa a dire "gli uomini e le donne sono uguali" se nella mente della gente la donna è fatta per non lavorare e stare a casa a far figli e accudirli?
Come è possibile che nel 2012 le donne che ricoprono ruoli importanti nel mondo siano ancora troppo poche?


Siamo tutti bravi ad essere ipocriti.


I media ci fanno credere il contrario, perché la donna fa quel che vuole, balla e si diverte mezza nuda, ed invece no. Non è così.
Siamo ancora strumentalizzate, nel 2012 siamo ancora un oggetto.


La foto del tatuaggio di Belen è arrivata ovunque, tutti l'han vista quella farfalla, anche quelli che non hanno mai guardato il festival di Sanremo nella loro vita sanno di cosa sto parlando.
A me quella foto fa venir voglia di non esser donna.
Che senso ha mettere un vestito simile? Quale significato intrinseco ha il non indossare indumenti intimi?
Che Belen sia una bella donna è risaputo quindi non ho ben afferrato il motivo/necessità di tutto questo.
Sei già desiderabile, cos'è che vuoi esattamente? Dov'è che vuoi arrivare?


Oggetto, oggetto, oggetto.


Questo siamo e questo rimarremo se non usciamo fuori il carattere, se non interrompiamo questa strumentalizzazione.
Possiamo fare quello che vogliamo, sempre, ma la dignità non lasciamola per strada.


La dignità non è in vendita.

martedì 6 marzo 2012

Diversità

Diversità.
Non c'è cosa più bella e più brutta al mondo.
Sì perché qualche volta le diversità sono intriganti, interessanti, ti fan quasi venir voglia di cambiare, essere diverso da quello che sei.
Altre volte sono distruttive, mettono un muro che neanche una bomba atomica riuscirebbe a buttar giù.
Però a me piacciono le diversità, sia quelle intriganti che quelle meno. Mi piace riuscire ad entrare nella mente delle persone e chiedermi "Ma perché è arrivato a questa conclusione?", "Perché ha preferito questa strada?" o anche le più banali come "Come diavolo fa a piacergli la cannella?".


Da quando sono in Bocconi la diversità più evidente però è stata una: Nord e Sud.
Sì, sì lo so che tanti già ne han parlato prima di me però ho voglia di dire la mia, scusatemi!
Quando mi dicevano che le persone del nord sono "più fredde", "più chiuse" e meno "espansive" non ci credevo, insomma l'Italia è questa, quali grandi differenze possono esserci tra un ragazzo di Catania e uno di Forlì escluso l'accento?


Invece mi son dovuta ricredere.


Più passa il tempo e più mi rendo conto che non riesco ad avere alcun legame con una persona del nord all'infuori del classico discorso frivolo tipo: "Ehi ciao! Come va?". Finisce qui. Non perché loro non abbiano nulla da dire o perché io non abbia argomentazioni. Semplicemente non c'è chimica.


Un po' forse l'Italiano "nordico" mi mette in imbarazzo. Loro, con il loro accento perfetto! Mi sento quasi schiaffeggiata quando mi parlano.
Mi nascondo, abbasso la testa come se così potessi "ovattare" la mia cadenza, come se così non riuscissero a percepirla. Non che mi vergogni del mio accento, ma il problema è che odio essere facile da identificare.
Il pensiero che possano arrivare subito alla conclusione "Ah sì, questa è campana!" mi innervosisce, voglio che si chiedano da quale parte d'Italia io provenga, tutto qui!


Poi non lo so, le persone del nord sono davvero strane da capire per me.
Ti salutano, ti parlano, qualche volta ci vai anche a pranzo insieme e poi improvvisamente finisce tutto. È come se dopo un certo numero indefinito di giorni una persona finisse nel dimenticatoio, come se non fosse importante, poco rilevante, e non c'è cosa che odio di più!


Però un po' li invidio.
Sempre così seri, indifferenti a qualsiasi cosa (almeno a vedersi), con un senso dell'umorismo paragonabile a quello di un frigorifero.
Noi invece se non facciamo una battuta non siamo contenti, non riusciamo a sentirci soddisfatti, se non riempiamo i silenzi nei discorsi non ci sentiamo appagati.


Prendere un po' di là e un po' di qua è il segreto, forse.

domenica 4 marzo 2012

L'attesa

Se c'è una cosa che mi distrugge totalmente è l'attesa.
Sì perché non puoi far niente per cambiare le cose, "quel che è fatto è fatto" si dice ed il tuo compito è quello di startene lì, immobile, inerme ad aspettare.


L'orologio sembra volersene star lì, sempre sullo stesso minuto tanto da farti pensare che magari s'è fermato. Poi però ti accorgi che la lancetta dei secondi continua a fare il suo dovere, allora capisci che la tua percezione fa davvero schifo!


Perché quando non sei tu ad avere il controllo della situazione, quando non puoi far nulla per modificare il corso degli eventi è una tragedia.
La mente inizia a creare storie assurde, avvenimenti che non potresti mai trovare neanche in un film di Spielberg, eppure per giustificare il fatto che tu sia lì, davanti all'oroglogio ad aspettare quasi ci credi e alla fine nella tua testa è come se fossero accadute per davvero.


L'attesa porta via tempo, che sia tanto o poco non ha importanza, è pur sempre del tempo che è tuo e non potrà mai tornare indietro.
Perciò smettila di fissare quel cellulare, distogli lo sguardo dall'orologio e pensa a te, guarda fuori dalla finestra. Magari là fuori c'è di meglio.
Anzi c'è sicuramente di meglio.

sabato 3 marzo 2012

Il blocco

Sono al secondo post ed ho già il classico blocco dello scrittore.
Normale? Non credo.
Ma partendo dal presupposto che non sono una scrittrice allora non me ne preoccupo.

Il fine settimana lo aspetti,  lo desideri già dalla domenica della settimana appena conclusa perché il lunedì non c'è "voglia di fare" che tenga. È sempre una tragedia.
Sì, non solo perché il lunedì è il giorno peggiore della settimana per antonomasia, in più, più le settimane passano e più i tempi si accorciano, più fine settimana aspetti e meno tempo ti resta.
Ma allora la domanda davvero fondamentale è: perché sono qui a scrivere quando avrei una pila di pagine e pagine da studiare?

Come ogni giorno anche oggi ho imparato qualcosa.
I legami.
Alcuni durano per sempre, altri per un determinato periodo di tempo non stabilito, altri ancora non lo saranno mai e non per ultimi quelli che lo diventeranno presto. Ma fino a che punto?
Quando arriva il momento di dire basta?
Ma sopratutto, ci riusciremo mai veramente noi donne a non cadere nel banale e ridicolo e salvarci la faccia in tempo?
Perché siamo impulsive, istintive, banali ed anche un po' frivole quando siamo innamorate.
Ma quanto conta davvero l'amore? Che grado di priorità ha nelle nostre vite?
Esistono periodi giusti e sbagliati? O molto più semplicemente non abbiamo voglia di preoccuparci di qualcun altro all'infuori di noi?

Io forse tutte queste domande neanche me le pongo, ho così tanto da fare!

venerdì 2 marzo 2012

L'importante è iniziare

È strano questo senso di appartenenza, l'ho fatto mio senza neanche volerlo.
Mi trovo qui davanti al mio computer ancora indecisa.
Lo voglio fare, ma un attimo dopo mi è già passata la voglia.
Eppure ho voglia di lasciare il segno, dire la mia senza che nessuno mi venga a dire che sto sbagliando (almeno mentre lo scrivo), senza che nessuno mi opprima con le sue crisi  d'ansia, senza che nessuno mi angosci con i suoi problemi e le sue frustrazioni.


Quando scelsi di proseguire gli studi credevo fosse tutto facile o per lo meno non così difficile.
Sì l'han detto a tutti che non sarebbe stato semplice ma tendiamo sempre a sentirci invincibili. Magari non lo sbandieriamo, non lo urliamo ai quattro venti ma è così. Quando ci soffermiamo a pensare a noi stessi saremmo anche capaci di pensare di poter scalare una montagna.
Poi però la realtà è ben diversa.


Vi racconterò la mia vita se avrete voglia di seguirmi.


La mia Università è diventata la mia casa e nonostante i momenti di sconforto, rabbia, le infinite delusioni di ogni genere è sempre lì che torno.
Avrei potuto mollare ma non l'ho fatto, avrei potuto mandare tutto al diavolo ma no, ho scelto di vincere.
"L'orgoglio di non voler dire di aver sbagliato strada."


Ed ogni giorno è una sorpresa, ogni giorno c'è qualcosa di nuovo, anche quando penso che non ci sia più nulla, che la giornata ormai sia andata, finita, conclusa, lì, proprio in quel momento mi sorprendo perché contro ogni aspettativa ho sempre ancora qualcosa di meraviglioso da raccontare.


Certe situazioni non si muovono, restano immobili, inchiodate ad un "ciao" strappato ed un secondo dopo dimenticato. Perché è questo no? Non esiste più l'amicizia adesso, almeno così dicono, e l'amore? Neanche a pagarlo.
Perché non c'è forza, non c'è voglia, non c'è tempo.
Ci sei solo tu, quei maledetti libri, i tuoi caffè, le infinite ore in biblioteca a combattere per il silenzio e infine qualche drink, così per dimenticare la vita di merda che stai facendo per un futuro incertamente migliore.